FAQ
Frequently Asked Questions

In base a quali criteri vengono selezionate le famiglie?
Le potenziali famiglie ospitanti vengono invitate a partecipare a conferenze esplicative programmate almeno una volta all'anno presso le sedi dei vari gruppi periferici in ogni zona della regione. Dopo questa fase, per consentire una maggiore conoscenza della neo famiglia ospitante, quelle interessate all'accoglienza vengono invitate sin da subito a partecipare alla vita associativa del gruppo (riunioni, feste, manifestazioni, banchetti ecc.) Prima di accogliere la richiesta di ospitalità, al fine di giudicare idonea la famiglia, il capogruppo referente prende con essa contatti più attraverso visite presso la loro abitazione, con altri soci che l'hanno presentata. Nel caso non abbia referenze garantite da altre famiglie già ospitanti, richiede informazioni a organi locali quali parrocchie, assistenti sociali, funzionari comunali, questure.

Quali sono le modalità di identificazione e reperimento dei nuovi minori invitati?
L'associazione ha gemellato 3 villaggi all'interno dell'area a più alta contaminazione radioattiva nella regione di Gomel. Per evitare discriminazioni tutti i minori in età consentita residenti in questi villaggi, vengono invitati in Italia. Questa scelta dà l'opportunità all'associazione di svolgere progetti mirati di aiuto umanitario attraverso interventi a favore della collettività in modo da apportare eguale beneficio a tutti i minori ospitati, e per indotto ai loro parenti.

Preparazione delle famiglie: è prevista? Se sì, in cosa consiste?
La formazione delle nuove famiglie viene svolta da una psicologa specializzata in problematiche minorili attraverso incontri presso i vari gruppi e approfondimenti singoli che vertono sull'etica associativa, portando a conoscenza le realtà di vita dei minori ospitati e sui rischi di effetti controproducenti nel caso l'ospitalità non venga interpretata correttamente.

Quanti bambini può ospitare una famiglia?
Ogni famiglia può ospitare al massimo 2 minori e un'accompagnatrice.

In che percentuale l’ospitalità rappresenta un’esperienza una tantum e in che percentuale invece le famiglie ospitano un bambino per più anni di seguito?
I programmi di accoglienza seguono un percorso che parte dall'ospitalità a scopo ludico-terapeutico dall'età di 8 anni fino a 15. Solitamente la famiglia che si assume questo impegno lo porta a termine con un ciclo medio di 6 anni, difficilmente ricomincia con un nuovo bambino.

Esiste un servizio di supporto socio-psicologico alle famiglie durante il periodo di permanenza dei bambini?
Durante la permanenza dei bambini in Italia, in ogni gruppo vengono organizzati momenti di aggregazione, ai quali tutti partecipano. Le famiglie possono così confrontare esperienze ed avere un supporto psicologico garantito dai responsabili del gruppo, dalla psicologa, dalle accompagnatrici e dallo staff medico.

Dove alloggiano le accompagnatrici?
Le accompagnatrici dei gruppi, interpreti selezionate dai nostri referenti bielorussi Indipendent Children's Aid, alloggiano prevalentemente in famiglia. In alcuni casi, soprattutto per gruppi di una certa entità numerica, le accompagnatrici vivono in appartamenti appositamente predisposti e sono seguite dagli organizzatori locali. Esse svolgono compiti di supervisione e appoggio per le famiglie ospitanti ed i bambini. Ogniuna di loro viene dotata di telefono cellulare e garantisce una reperibilità 24 ore su 24.

Quali sono i rapporti con i paesi di provenienza? Sono gestiti attraverso qualche organismo nazionale (comitato minori stranieri, ministero esteri…) oppure gestiti direttamente dall’associazione?
L'associazione in questi anni ha instaurato un ottimo rapporto diplomatico con le autorità governative bielorusse e le autorità locali sia politiche che sanitarie. Tale collegamento viene gestito direttamente per mezzo del nostro ufficio operativo bielorusso Smile Point composto da 4 persone tra cui una coordinatrice responsabile, una segretaria, un medico e un tecnico responsabile delle strutture e interventi umanitari . Oltre ad essere un valido collegamento con le istituzioni lo Smile Point è un punto di riferimento utile per consolidare il rapporto tra le famiglie ospitanti italiane, i minori ed i loro genitori.

Quali sono i rapporti con le istituzioni preposte alla gestione dei “minori accolti” (comitato minori stranieri)?
L'associazione ha da sempre un ottimo rapporto di collaborazione con il Comitato per la Tutela dei Minori stranieri accolti. Periodicamente si svolgono incontri con l'obiettivo di confronto sulle eventuali problematiche legate agli obiettivi del Comitato stesso, e si collabora attivamente atraverso indicazioni utili al miglioramento delle accoglienze in generale.
 
Esiste un coordinamento con altre associazioni che gestiscono forme di solidarietà analoghe?
Smile è membro di un coordinamento tra circa 80 associazioni che si occupano di accoglienza temporanea di minori extracomunitari. Attraverso la Federazione AVIB le associazioni si scambiano esperienze, organizzano progetti comuni e talvolta operano in sinergia sulle diverse tematiche organizzative
 
Si annoverano episodi negativi tra le esperienze dell’associazione?
Negli ultimi anni l'associazione, ha voluto puntare molto sulla qualità delle famiglie ospitanti e dei progetti correlati alle accoglienze. Tale scelta ha talvolta creato malumori al suo interno con conseguente abbandono di alune famiglie o di dirigenti stessi, ma nel medesimo tempo, è aumentata notevolmente la qualità dei progetti e la condivisione della filosofia associativa. 

Quale "tasso di mortalità" tra le famiglie registra l’associazione, cioè che percentuale di famiglie rinuncia a ripetere l’esperienza perché non si è trovata bene o perché si è resa conto di non essere pronta ad una simile esperienza?
Nonostante la scelta di una seria selezione delle famiglie, da 5 anni a questa parte il tetto numerico dei minori accolti è sempre rimasto quello prefissato, attorno alle 500 unità. Mediamente ogni anno c'è un ricambio di famiglie per una percentuale del 15%. Le famiglie che abbandonano l'ospitalità sono perlopiù quelle i cui minori hanno ormai raggiunto il limite di età che non consente loro di ritornare in Italia. Solo il 10% di loro ripartono con una nuova esperienza ospitando un bambino piccolo.
 
Che percentuale di famiglie si dichiara scontenta della gestione da parte dell'associazione?
La maggior parte delle lamentele che le famiglie rivolgono all'associazione sono per evidenziare l'eccessivo impegno finanziario a cui devono far fronte per le spese di viaggio dei minori. Ognuna di loro però, a livello di gruppo, ha la possibilità di partecipare a iniziative locali mirate al reperimento di fondi per abbattere parzialmente i costi del viaggio.

Che cosa ci si aspetta dalle autorità preposte? 
Il Comitato Minori Stranieri, dopo un periodo di riorganizzazione, sta svolgendo un ottimo lavoro, sia per agevolare le associazioni che per tutelare i minori accolti. Stessa cosa non si può dire per le altre autorità competenti quali uffici consolari italiani nei paesi stranieri, questure locali ecc.) Da loro ci si aspetterebbe maggiore collaborazione ed efficienza.

Quali sono gli elementi che necessiterebbero di un miglioramento?
Uno degli elementi sicuramente migliorabili è l'assetto organizzativo delle Ambasciate italiane in Bielorussia, Russia e Ukraina. La mancanza di personale adeguato, lo scarso interessamento al fenomeno da parte del Ministero degli Esteri provoca notevoli disagi che si riperquotono sul corretto svolgimento delle iniziative. L'interpretazione a volte soggettiva dei decreti legislativi da parte delle Questure crea talvolta problemi alle associazioni proponenti.

Quali sono i principali problemi che si incontrano nella gestione di questa forma di solidarietà?
I principali problemi che si incontrano nella gestione di questa forma di solidarietà sono legati soprattutto alle procedure burocratiche e alla notevole distanza e alla legislazione dei paesi con i quali si opera attraverso progetti di cooperazione internazionale.

Come vengono promosse le iniziative di solidarietà dell’associazione? Come vengono raggiunte le famiglie?
Nel periodo tra settembre e dicembre di ogni anno, sia a livello locale che regionale vengono lanciate campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione. Comunicati stampa, dossier informativi ed elementi multimediali vengono divulgati attraverso giornali, televisioni e internet, con lo scopo di portare a conoscenza i progetti di solidarietà realizzati ed avvicinare nuove famiglie alle esperienze di accoglienza.

L’associazione lavora solo con personale volontario o si avvale anche di professionisti pagati per svolgere un ruolo di consulenza specifico (legale, psicologico…)?
All'interno dell'associazione sono state create delle commissioni interne ognuna composta da una ventina tra professionisti del settore, medici, ricercatori, tecnici e volontari. La commissione Smile Health ad esempio, oltre a garantire assistenza e cure mediche ai minori sia in Italia che nel paese d'origine, si occupa della gestione organizzativa di tutti i progetti umanitari e di cooperazione che l'associazione svolge in Bielorussia. La commissione per i progetti agro-veterinari svolge progetti di ricerca sviluppo e supporto per un migliore sfruttamento delle risorse agricole e dell'allevamento in Bielorussia, in collaborazione con istituti, enti ministeriali e cooperative agricole locali. Tutti coloro che lavorano all'interno delle commissioni svolgono la propria attività ad esclusivo titolo di volontariato. Nessuno di loro percepisce compensi.

L’associazione affronta in qualche modo il tema del rischio di disagio dei bambini a seguito dell’ospitalità ricevuta in Italia? In caso affermativo, cosa viene fatto in merito?
Da sempre Smile è sensibile alle problematiche dei rischi di disagio post-ospitalità. Periodicamente vengono monitorati i bambini e le loro famiglie nel paese di origine, per valutare eventuali riscontri negativi. Una forte campagna di dissuasione viene fatta alle famiglie ospitanti relativamente all'elargire denaro ai bambini o a tenere comportamenti troppo permissivi durante il periodo di accoglienza. L'obiettivo è quello di limitare l'assistenzialismo cercando di fare solidarietà attraverso servizi utili all'intera comunità evitando individualismi che porterebbero ad una dipendenza dei minori dalle famiglie ospitanti, demotivandoli così della volontà di crearsi un futuro.

Qual è la filosofia alla base di questa forma di solidarietà, cosa ci si aspetta di dare ai minori accolti (temporaneo allontanamento dalle zone contaminate, possibilità di vivere per un periodo dell’anno in un contesto socio economico e culturale più vantaggioso)?
L'allontanamento temporaneo dalle zone contaminate non deve rimanere l'obiettivo primario fine a se stesso. Talvolta la sola accoglienza può diventare controproducente dal punto di vista sociale se non viene supportato da progetti di cooperazione allo sviluppo socio-economico. I bambini più piccoli vivono l'esperienza come una bella vacanza fine a se stessa, ma diventando grandi percepiscono sempre più la diversità tra la loro condizione di vita e quella che viene loro proposta dalle famiglie italiane. Diventa così istintiva la ricerca di quel benessere conosciuto in occidente. Per agevolare il raggiungimento di tali obiettivi è necessario dare loro delle opportunità concrete per migliorare la qualità della vita altrimenti si rischia una induzione alla ricerca del benessere attraverso l'illegalità o all'immigrazione incontrollata con risvolti decisamente negativi.

Come ci si garantisce che le famiglie che ospitano i minori condividano la filosofia delle associazioni?
Non esiste purtroppo un modo per avere le garanzie che le famiglie condividano questa filosofia. Purtroppo molte volte sono le famiglie stesse a trarre i maggiori benefici dall'esperienza di accoglienza, vivendola sull'esclusivo rapporto affettivo dimenticandosi di determinati valori basati sulla coerenza e attenzione alle problematiche che stanno a monte. Solo attraverso la continua sensibilizzazione, comunicazione e trasparenza si può sperare di dare una formazione adeguata alle famiglie e convincerle a condividere questa filosofia.

Come ci si garantisce che la stessa filosofia sia condivisa anche dai chi gestisce i soggiorni temporanei nei paesi di provenienza?
Questa etica è dichiaratamente condivisa dal governo Bielorusso e dall'associazione Indipendent Children's Aid, nostra referente nel paese d'origine, con la quale ci si è più volte confrontati. Il problema di trasferire tale filosofia ai genitori dei bambini ospitati è abbastanza difficile a causa della diversità concettuale e talvolta dal basso livello culturale. In situazioni di disagio socio economico diventa istintivo mirare a sfruttare la situazione cercando di trarre anche benefici economici dalle vacanze dei figli in Italia. Ciò nonostante, i nostri dirigenti organizzano periodicamente incontri pubblici nei villaggi bielorussi con i genitori dei minori ospitati al fine di far loro comprendere che l'amicizia e l'accoglienza temporanea delle famiglie italiane deve servire a supporto morale ma non può essere strumentalizzata né tantomeno sostituire il compito dei genitori stessi.

 
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